Appena arrivati a New York, che si esca dal Taxi o dalla metropolitana, è naturale alzare la testa ed ammirare la splendida architettura dei grattacieli e dei palazzi di Manhattan. E ci siamo sempre chiesti cosa fossero quei “serbatoi”, quelle cisterne presenti sui tetti di edifici storici, sparsi un po’ dappertutto, a definire lo skyline nei quartieri privi di grattacieli ultramoderni.
Di queste cisterne, chiamate water towers, ce ne sono tra le 15 e le 20mila unità sparse tra gli edifici dei cinque borough di New York City ed il loro scopo è quello di rifornire d’acqua gli edifici con più di cinque piani. Dopo l’inaugurazione dell’acquedotto Croton nel 1842, i newyorchesi ebbero una fonte d’acqua potabile costante per le esigenze della città che continuava ad espandersi a ritmi altissimi, grazie soprattutto all’arrivo delle prime ondate di immigrati, principalmente tedeschi e irlandesi. Con l’invenzione dell’ascensore ad opera di Elisha Otis nel 1852 e, con l’aumento costante della popolazione, vennero costruiti edifici sempre più alti. Tuttavia, la pressione della rete idraulica non era sufficiente a portare l’acqua sino ai piani alti, e così vennero installate le water towers verso fine ottocento. Il funzionamento è semplice: l’acqua viene pompata dalla rete idrica della città direttamente alla cisterna e, per gravità, rifornisce tutti gli appartamenti di acqua corrente. Il funzionamento è esattamente simile a quello di una toilette: all’interno, un galleggiante innesca la pompata dell’acqua non appena scende sotto un livello soglia.
Le water towers, tuttavia, non sono un elemento del passato di New York in quanto sono tutt’ora largamente usate. In genere quelle iconiche di legno sono tutt’ora preferite rispetto a quelle di acciaio per vari motivi, tra cui il prezzo (in genere il costo medio con installazione si aggira oggi sui $60,000 rispetto ai $150,000 di media di quelle d’acciaio) e l’ottima capacità isolante. In genere presentano una capienza media di 10mila galloni (circa 38mila litri) e hanno una durata di circa 30-40 anni.
Di recente, un report del New York Times, intervistando uno dei costruttori di water towers (sono solo tre aziende a gestirsi il business da numerosi anni), hanno messo in evidenza come le regole inerenti alla pulizia siano di rado rispettate: durante le ispezioni e gli interventi di manutenzione (per legge di un minimo di una all’anno), gli operatori spesso rilevano acque contaminate da batteri anche pericolosi quali l’Escherichia Coli e altri coliformi, spesso portati da piccoli animali quali topi e piccioni che si infiltrano al proprio interno. Anche in una città moderna e all’avanguardia come New York si ritrova ad usare sistemi arcaici per l’acqua potabile, che poi, proprio potabile, non sempre lo è.